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Gli organi dirigenti
La molteplicità delle funzioni svolte nella Casa di San Giorgio e degli organi preposti ad esse si riflette sulla struttura degli uffici principali e nei loro rapporti reciproci, che si conformavano a un delicatissimo sistema di contrappesi ed equilibri volto ad evitare la formazione di lobbies di interessi e camarille famigliari. Il meccanismo operava all’interno di ciascun ufficio maggiore in occasione del rinnovo delle cariche, che era scaglionato nel tempo in modo che i funzionari rimasti potessero istruire i nuovi eletti evitando interruzioni e traumi di gestione; esso venne applicato inizialmente agli 8 Protettori, che sino al 1557 erano eletti contemporaneamente per un anno a partire dal primo gennaio, mentre dal 1558 furono rinnovati a 4 per volta ogni sei mesi, a giugno e dicembre, dando luogo ad una analoga rotazione dei Precedenti. Con le leggi del 1568, il sistema venne esteso agli altri uffici: gli 8 Procuratori, i 4 Sindacatori e gli 8 Ufficiali del Sale, tutti in carica per due anni, erano sostituiti in ragione di un quarto ogni sei mesi; gli 8 ufficiali del 1444 duravano 8 anni ed erano rimpiazzati a 2 per volta ogni biennio.
Il meccanismo agglutinante operava inoltre a livello esterno quando si trattava di rinnovare i funzionari di un ufficio maggiore, il che spettava a comitati elettorali composti da tre o più uffici incluso quello interessato. Per il rinnovo dei Protettori e dei Sindacatori si seguiva una procedura particolarmente complessa, adeguata al ruolo preminente dei primi e alla delicata funzione di controllo dei secondi, che è opportuno ricordare per meglio comprendere la filosofia di fondo del sistema. Prima della scadenza dalla carica, i Protettori convocavano i Precedenti ed i Procuratori; tra i 24 ufficiali così riuniti, il Priore dei Protettori ne estraeva a sorte 8 (di famiglie diverse), i quali a loro volta esaminavano gli elenchi degli abilitati delle varie famiglie predisposti dallo scrivano delle secreta e ne estraevano a sorte 160, in ragione variabile da 2 a 8 per ogni famiglia; di questi 160, messi ai voti, se ne sceglievano 80 e da questi ultimi se ne sorteggiavano 32, a cui spettava l’elezione dei nuovi Protettori e Sindacatori. Il risultato di queste interrelazioni è formalmente rappresentato nei due organigrammi seguenti, per la cui lettura occorre rammentare che: 1) i circoli corrispondono ai comitati elettorali paritetici formati per il rinnovo delle cariche; 2) le frecce in uscita da un ufficio indicano che i suoi dirigenti fanno parte dei comitati elettorali oppure che nominano il personale degli uffici dipendenti; 3) le frecce dirette verso un ufficio significano che di esso entrano a far parte i neoeletti dai comitatielettorali. I due grafici si riferiscono a due epoche diverse dal punto di vista della situazione della Casa. Nel 1550 essa possedeva ancora estesi possedimenti territoriali, ai quali sovrintendevano i Protettori tramite i due appositi uffici “di Terraferma” e “di Corsica”. Nel 1688 la struttura portante era grosso modo la medesima del 1550, nel senso che le variazioni intervenute erano di peso marginale: la sparizione delle amministrazioni territoriali, il trasferimento della revisione contabile dai Protettori ai Sindacatori, l’esistenza di un archivio organizzato e la partecipazione di quattro uffici (e non solo dei Protettori) alla nomina dei notai addetti alla spuntatura dei registri ![]() ![]() In Corsica gli interessi fiscali della Casa di San Giorgio si limitavano alle rivendite di sale stabilite ad Aiaccio, Bastia, Bonifacio, Calvi e San Fiorenzo. In Terraferma, invece, la situazione era molto complicata. La dogana più importante era quella centrale, che aveva sede al piano terreno del palazzo delle Compere; ad essa facevano capo le operazioni connesse con la riscossione dell’imposta dei carati (nonché di altre gabelle che profittavano della medesima struttura) e con l’emissione delle corrispondenti bollette di introduzione, estrazione o transito delle merci estere o dirette all’estero. Senza alcuna pretesa di completezza e prendendo in considerazione anche i varchi doganali riservati all’esazione di altre gabelle e i semplici posti di osservazione del movimento delle merci, ecco un quadro delle stazioni del fisco esistenti nel dominio di terraferma agli inizi del sec. XVIII:
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